Valerio Zamboni: mi trovo sempre più soggetto alle allucinazioni

UIC

Ciao Valerio, grazie per il tempo che ci dedichi.
Cominciamo subito con le domande. Il tuo trascorso recente lo vediamo dalle classifiche dei numerosi eventi ai quali partecipi. Vorremmo fare un passo indietro e conoscere invece quale è il tuo trascorso sportivo e come è nata la passione per le ultra distanze?


Grande passione per arrampicare in montagna fino a quando un brutto incidente mi costrinse prima a sospendere molte attività, poi ad operarmi per inserire una protesi d’anca.
A quel momento il mio peso era lievitato fino ai 94 Kg. Decisi di rimettermi in forma praticando uno sport aerobico e la bici era la più indicata. Dopo qualche anno di gran fondo mi interessai nel 2010 all’ Ultracycling e da quel momento non ho più smesso.

Quali sono i tuoi obiettivi per la stagione 2022?


Al momento ho confermato:
-Sebring 12 ore
-Florida 500 (week end successivo)
-Race Across Italy ( https://raceacrossitaly.com/ )
-RAAM
Altre opzioni sono attualmente allo studio. Devo conciliare il tutto con gli impegni di lavoro.

Valerio Zamboni conquista il campionato nazionale ACSI alla Time Trial di San Pietro di Feletto 2020

Dalle pubblicazioni sui tuoi social network, si capisce che per te non c’è mai un momento di riposo sportivo… come riesci a mantenere elevate concentrazione e motivazione, in maniera così prolungata?

Ho qualche mese dove non seguo un allenamento particolare ma vado a sensazione, senza seguire nessuno schema. Confesso che ho più il timore di perdere l’abitudine a soffrire, che la forma atletica, che comunque fa il suo corso e che posso solo rallentare, mantenendo un costante allenamento. L’abitudine a soffrire è quella più a rischio e bastano pochi mesi di ozio per iniziare a porsi delle domande del “perché” e quindi evito a tutti i costi di precipitare nella bolla del comfort. È uno sport che non ha risposte sensate del perché, quindi evito di pormele.

La tua esperienza in ambito ultracycling è indiscussa, tanto da essere considerato una fonte di preziose informazioni e di ispirazione per molti ciclisti. Questa cosa ti inorgoglisce?


Il fine ultimo per noi che facciamo una disciplina dove vi è poco di scritto e studiato, è quello di poter trasmettere le nostre esperienze a tutti coloro che ne sono interessati. Qualche informazione dell’ultimo minuto, può cambiare la strategia dei partecipanti. Anche una modifica in apparenza insignificante, può segnare il confine tra il successo ed il fallimento,
portando così ad una prematura uscita da un evento preparato per mesi. In questo senso la mia disponibilità è cosa certa e assoluta. Quando non ho potuto correre la raam per incidenti o ritiri, mi è capitato spesso di mettermi a disposizione di altri partecipanti, trascorrendo svariate ore notturne e non, a cercare di dare consigli e fare calcoli da remoto, perché
potessero raggiungere il traguardo. È una cosa della quale vado fiero. Dico questo perché la RAAM, durando svariati giorni, non è una corsa d’istinto ma di calcoli fatti in continuazione.

Nella tua lunga carriera da ultracycler, ma in particolar modo durante una delle tue numerose partecipazioni alla Raam, c’è un aneddoto che ti piace ricordare più di altri?


Col passare degli anni mi trovo sempre più soggetto alle allucinazioni, come se fossi teletrasportato da un’altra parte. Forse una delle più strane che mi colpisce da anni e che mi succede nella seconda parte della gara, è quando terminata una salita giro la bici per tornare indietro! Perché per me la salita è finita, quindi a quel punto posso tornare indietro a farne un’altra.

Da destra Paolo Laureti, direttore della RAI, Valerio Zamboni, Michi Hange e Gianpiero Klancic al tributo per la loro partecipazione a tutte le edizioni di Race across Italy nel 2019

La disciplina delle ultra distanze è fatta di lunghissime ore in sella, a volte anche con abrasioni al soprasella e altrettanto lunghe notti insonni… quali sono i motivi per i quali pensi valga la pena di scoprire questa disciplina nonostante certi aspetti poco piacevoli e, cosa ti senti di consigliare a coloro che si avvicinano a questo sport?


Bisogna avere una personalità che trae beneficio da queste sfide. Non nasco come un amante della bici, nemmeno da piccolo ce l’avevo, ma alla fine l’ho scelta perché non avevo altre opzioni.
Durante una corsa, questa scelta la uso come una clava mentale con la quale mi devo menare fino a quando non arrivo alla fine e approdare poi, nel mondo dei giusti (risata di Valerio, ndr).
Il consiglio è di pensarci molto bene prima di iniziare, perché poi la gestione diventa un’impresa nell’impresa; non parlo solo della logistica ma aggiungo quella sociale, lavorativa e familiare. Servono più ore per fare tutto e queste ore sono disponibili solo in quelle dormite, quindi la sveglia alle 4 della mattina, diventa piano piano la normalità. Allenarsi costantemente con il freddo e iI buio, diventa un impegno che alla lunga sfiancherebbe un toro, ma non vi sono altre soluzioni. Io in tutto questo, mi considero estremamente fortunato e viziato, perché aiutato da stupende persone che durante gli anni mi hanno alleviato l’impegno nel disbrigo del minuto mantenimento giornaliero, operazione che comunque porta via ore tutti i giorni. Tutti atleti mille volte più forti di me che con il tempo diventano fratelli e complici in questa sfida. Ne voglio ricordare alcuni in particolare: Jakub Lorek, Hubert Crys, Ilia Koshevoy e Ivan Balykin che con tempra d’altri tempi, non hanno mai mollato per anni.
Riconoscenza assoluta e grazie eterno.


Grazie mille Valerio. In bocca al lupo!

Di Paolo Pistelli

Next Post

Anna Mei "Il sogno nel cassetto? L'ultracycling alle Olimpiadi"

Ciao Anna e congratulazioni per la tua recentissima nomina a membro Wuca.Possiamo dire che questo tuo incarico è il riconoscimento di una lunga e variegata esperienza nel mondo del ciclismo. Dopo tanti anni di esperienza maturati sulle strade di tutto il mondo, passando dai velodromi agli autodromi, dalle strade asfaltate, […]

Subscribe US Now